domenica 9 ottobre 2011

“Atelier” è il primo album dei (MU)SiCk Project -FonoArte-


(MU)SiCk Project è il progetto musicale del chitarrista Massimo Di Gaetano (ex Hiroshima Mon Amour) e del percussionista Alessandro Scenna, due validi musicisti di Teramo dediti ad una sperimentazione acustica di gran pregio. Chitarra classica, percussioni e svariati oggetti per raccontare il suono e la sua natura, tra melodie, rumori e silenzi. Il disco è stato registrato agli StratoStudios di Montorio al Vomano da Ivan D’Antonio, che compare anche come ospite suonando la kalimba e la chitarra hawaiana, sua specialità.

Teramo, 01/08/2011 – È uscito “Atelier”, il primo album dei (MU)SiCk Project, band di Teramo composta da due validi musicisti:Massimo Di Gaetano, chitarra classica, e Alessandro Scenna, percussioni. Pubblicato grazie al supporto dell'associazione culturale Fonoarte, l’album si compone di quattordici pezzi strumentali, di cui undici inediti e tre re-interpretazioni di classici di John Cage, Bruno Maderna e Egberto Gismonti. La loro musica esplora il suono nel vero senso della parola: la chitarra crea melodie, ma anche effetti attraverso la sperimentazione di varie tecniche volte ad ottenere una gamma quanto più ampia possibile di sonorità diversificate, mentre Alessandro Scenna crea ritmo, suoni e rumori dagli oggetti più disparati, grazie a parti di batteria modificate, campanelli o oggetti di uso comune, come piatti, bicchieri e pentole. Musica d’avanguardia, acustica e sperimentale, che crea suggestioni e senso di appartenenza al mondo che ci circonda, con i suoi ritmi, i suoi suoni, ma anche con i suoi rumori e il suo silenzio. “Abbiamo realizzato un album molto sperimentale” ha dichiarato Massimo Di Gaetano, chitarrista e portavoce del gruppo, “il nostro scopo era sperimentare e sfruttare al massimo le nostre conoscenze tecniche per esplorare il significato di “suono” nell'accezione più ampia del termine, nei suoi aspetti più raffinati, ma anche nei suoi aspetti più primitivi e rumoristici”.


L’album in cd “Atelier” dei (MU)SiCk Project è disponibile per l’acquisto nei migliori negozi di musica alternativa e sui più importanti WEB Stores nazionali ed internazionali (Amazon, CdUniverse, cdandlp, Ebay, ecc…).

venerdì 7 ottobre 2011

RECENSIONE "ATELIER" di Andrea Aguzzi


La musica contemporanea sembra muoversi da qualche tempi sul filo del corto circuito tra musica oggetto di composizione e musica che proviene invece dalla pratica dell’improvvisazione, sempre più numerosi i cd che si accumulano sul mio tavolo, frutto dallo scambio di esperienze e di idee di questi due modi così radicalmente diversi di concepire la creazione musicale.
Atelier, frutto del lavoro del duo (Mu)Sick Project (Massimo Di Gaetano alla chitarra classica e Alessandro Scenna alla batteria, percussioni e oggetti vari non meglio identificati) sembra muoversi decisamente all’interno di questo ambito da un lato la musica organizzata ma non improvvisata di Cage (Dream), la musica improvvisata ma composta di Maderna (Serenata per un Satellite) e le fantasie brasiliane di Egberto Gismonti (Aqua e vinho), dall’altro le altre composizioni/improvvisazioni firmate da Massimo Di Gaetano che si muovono tra rumostiche carte vetrate (Sandpaper), architetture minimali degne di Adolf Loos (Architetture), tranquilli e lussoreggianti giardini giapponesi (Japanes Garden), orientalismi frammentati (Shanghai 10) e surrealismi francesi (One for André Breton).
Disco davvero interessante sia per la qualità delle interpretazioni (confesso di avere un debole per Serenata per un Satellite) sia per le idee che traspaiono nelle musiche ideate da Massimo Di Gaetano, bella l’intesa tra i due musicisti e ancora più apprezzato il fatto che si tratti di un disco autoprodotto.
Di qualche giorno fa l’articolo “Quest’Italia non ha più orecchio” di Quirino Principe sul Sole 24 Ore http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-09-10/questitalia-orecchio-183800.shtml?uuid=Aa0zVN3D&fromSearch sul pericolo della perdita di terreno della cosiddetta “musica forte” nei confronti della “musica debole”. Come leggerete nell’articolo, l’autore non riesce a fornire una definizione di merito per i due termini che riesca ad andare oltre a una nebulosa forma retorica rigidamente classica e conservativa, cito testualmente: “Per la musica "forte", in Italia, pare non esserci speranza. Sì, "forte": è in corso la nostra battaglia per sostituire questo aggettivo a locuzioni improprie e fuorvianti, "musica classica", o "seria", o "colta", e ci sorprende piacevolmente (questo, almeno!) che i nostri sforzi stiano ottenendo udienza al di là di ogni speranza: una casa discografica ha dichiarato, aprendo il suo catalogo, di volere usare, d'ora in poi, la terminologia da noi proposta. "Forte" è la musica dotata della massima energia. Suscita traumi, estasi, sensazioni forti, come il terribile accordo dissonante che apre il Finale della Nona di Beethoven, come il Lamento di Arianna di Monteverdi il cui «Lasciatemi morire» è il decollo di un'astronave. La "musica debole" (non "leggera" o peggio "popolare"), si fonda sulla ripetitività, sul sottofondo, su banali sensazioni. Forte e debole non s'intendano come un aut-aut: sono qualità estreme, entrambe legittime, agli opposti di una serie di gradazioni. Si chiede soltanto che la musica debole e banale non spinga ai margini la musica energica e inventiva.”
Non so se questo disco appartenga all’una o all’altra categoria: per me è solo musica, lascio agli altri termini come “classica” … “post-moderna” … “jazz” … “forte” … “debole” … io mi tengo la musica perché come diceva Frank Zappa in Joe’s Garage “la musica è il meglio”.

Andrea Aguzzi